<< CAMERATI, OKKUPIAMO>>
Non esiste solo il Leoncavallo. Anche a destra negli ultimi anni è un gran fiorire di iniziative “antagoniste”, simili in tutto e per tutto a quelle dei compagni no global: case occupate, concerti punk, iniziative per arginare il caro-vita, campagne popolari contro gli aumenti degli affitti…. insomma tutto l’armamentario che siamo abituati a vedere a sinistra. Su queste esperienze giovanili controcorrente un editore molto vicino al mondo no global, Castelvecchi, ha lasciato la parola a un avvocato che difende la causa dei ragazzi che occupano da destra, Domenico Di Tullio. Il risultato è un libro che s’intitola “Centri sociali di destra”, un viaggio nel mondo dei «fasci capelloni che si vestono come i loro coetanei di sinistra, vanno ai concerti di musica rock e iniziano ad avvicinarsi all’amore libero e alle droghe leggere». Troviamo Gianluca Iannone, portavoce della Casa Pound di Roma. Un’occupazione che prende il nome da Ezra Pound, il poeta americano anti-capitalista schierato con il fascismo, che scrisse negli anni Trenta il famoso “Canto contro l’usura”. Casa Pound fornisce l’abitazione a 20 famiglie che non possono permettersi né affitto né mutuo per acquistare un immobile. Iannone era salito alla ribalta delle cronache nel gennaio scorso quando aveva tappezzato diverse zone della capitale con tanti manichini di impiccati, in stile Cattelan, per protestare contro il caro affitto che strangola tanti cittadini. Dice: «L’appropriarsi di spazi abbandonati è un atto dovuto per chi da tempo non si riconosce più nelle logiche partitiche e traccia il segno, lancia la sfida e soprattutto si rimbocca le maniche e lavora duro, costruendo avamposti solidali in un’epoca di piattume ideologico». Nel manifesto dell’occupazione scrive: «Abbiamo occupato uno stabile vuoto da molti anni. Abbiamo dato casa a 20 famiglie». E continua: «In una città dove gli affitti sono più alti degli stipendi, ai giovani, quando raramente non lavorano in nero, spettano solo lavori senza garanzie». In questo scenario, «Casa Pound rappresenterà un punto d’incontro per tutto il rione», nonché un centro di assistenza legale e fiscale e un punto ricreativo per gli anziani. Collocata in via Napoleone III, all’Esquilino, in quella che i romani chiamano “Chinatown” per l’alta percentuale di stranieri nella zona, Casa Pound è ormai una realtà accettata nel quartiere. I ragazzi che organizzano le attività nel palazzo occupato invitano Massimo Fini a parlare del “denaro, sterco del demonio” e denunciano il carovita. Ma poi rischiano il linciaggio quando passa un corteo degli autonomi. In fondo, a destra si vive ancora dietro le barricate. Dalla loro i giovani di Casa Pound hanno però la gente, assillata dal caro vita. Si rifà invece a un personaggio letterario di Ray Bradbury, la realtà di Casa Montag, ubicata nell’estrema periferia della capitale, in via Tiberina. Montag è l’eroe che in “Fahrenheit 451” cerca di riconquistare la sua umanità, pur essendo circondato da un mondo che tenta in ogni modo di degradarla. È il “ribelle”. E così i giovani che gestiscono questo avamposto ai confini della metropoli cercano di restituire l’umanità a un luogo alienante, a un quartiere senza identità. I volontari qui hanno assistito “senza tetto”, anziani soli, ragazzi con problemi mentali. Gente per bene, ma tagliata fuori dal sistema. Poi c’è la storia della Casa Italia Parioli, incastonata nella collina della Roma bene. Qui, i ragazzi della nuova destra, che non hanno nulla da spartire con i “pariolini” menfreghisti e violenti del passato, hanno ospitato 23 famiglie, fra cui anche alcuni nuclei originari del Corno d’Africa. Altro che razzismo. La solidarietà non conosce confini etnici. Ma dal gennaio 2005 non ci sono più. Stefano Ricucci si è ripreso il suo stabile. Non ce l’hanno fatta neanche i giovani romani del Foro 753, di via Capo d’Africa. Sgomberati per volontà della giunta Marrazzo, non hanno potuto continuare le loro attività. Al Foro 753 si tenevano feste per bambini, ci si allenava in una palestra improvvisata, si suonava gratis in una sala prove per giovani gruppi musicali, si lanciavano iniziative contro la droga. Tutto spazzato via. Queste esperienze sorgono dall’epopea dei Campi Hobbit (il personaggio dei romanzi fantasy di J.R.R. Tolkien) degli anni Settanta. In comune i centri sociali di destra hanno spesso la volontà di connettersi a una tradizione letteraria, a una matrice culturale non etichettabile come fascista: Bradbury, Tolkien, perfino i poeti Beat che seguivano il verbo poundiano, sono fra i numi tutelari di questi ragazzi. Veramente si può dire, nel loro caso, che hanno messo in pratica lo slogan sessantottino “La fantasia al potere”. La mappa delle iniziative “ non conformi” ormai si estende in tutta Italia. A Busto Arsizio (Varese) c’è la Comunità giovanile dove si è formato, fra gli altri, il deputato leghista Giancarlo Giorgetti. Per non parlare dei luoghi di ritrovo del movimento skinhead. Le “teste rasate”, il cui stile di vita si divide fra lavoro, stadio e concerti, hanno la loro roccaforte in Veneto. Qui, coordinate dall’organizzazione Veneto Fronte Skinhead, hanno subito una vera e propria persecuzione giudiziaria a causa delle loro idee radicali. A Milano hanno trovato un punto di ritrovo nello Spazio Libero o Skin House di via Cannero, dove si organizzano per lo più concerti di gruppi Oi! E dove, a differenza degli altri centri sociali, gli skinhead pagano regolarmente l’affitto.
"Libero" di Andrea Colombo